28 aprile 2011

Il principe e la cipolla

E' arrivata la primavera, il caldo (anche se negli ultimi giorni se ne e' un poco andato!) e finalmente e' arrivato il tempo di...sposarsi, dira' qualcuno, visto il matrimonio del secolo di domani...e no! Cari i miei lettori, e' arrivato il tempo di SPONSARE , si, sponsare le cipolle, rosse in particolare! E si, la cipolla rossa va sponsata un'oretta nell'aceto, meglio se balsamico, e usata in infiniti modi!
Da sola, condita con olio sale e basilico, oppure con il tonno e un'insalatina croccante, oppure sempre con il tonno ma accompagnato dai fagioli cannellini, ancora, in agrodolce, con l'uvetta e i pinoli, la rucola e le carote...fatela come volete, ma SPONSATELA!
Per sposarsi c'e' sempre tempo, e poi il principe se lo sono già pigliato, allora voi sponsate, sponsate e sponsate!

24 febbraio 2011

A me gli occhi!

Finalmente l'ho capito!
Sono dieci anni che ho il bimby e sono dieci anni che lo respingo.
Esteticamente è inguardabile, non fa quello che dico io, fa solo quello che dice lui, come dice lui e SE lo dice lui.
Se le quantità non sono quelle che dice lui le preparazioni o vengono così così o una vera schifezza!
Insomma, sin da subito, le cose fra noi non sono andate proprio benissimo. Si, impasta bene, ma io mi rifiuto di fare le rape stufate nel bicchiere del bimby, e taccio sui dolci.
Ma la repulsione era un'altra e non la coglievo, perchè, in fondo di frullatore trattasi, un perchè altro sulla mia repulsione doveva pur esserci...e l'ho trovato! L'altra sera, fra un podcast di jamie oliver ed una app di martha stewart finalmente ho avuto l'illuminazione. E' cieco! O meglio, rende cieca me. Io non posso vedere ciò che accade nel bicchiere! Ecco perchè non mi piace! Io adoro vedere gli alimenti che si fondono, che si confondono, si abbracciano e si uniscono. I colori, le textures. Niente! Con il bimby tutto il passaggio vouyeristico del cibo viene totalmente annullato.
Ma la bellezza quella è, io non voglio una sveglietta da quattro (uhhh... molti di più!) soldi che mi dica che la preparazione è pronta, io voglio vedere e decidere da me se la consistenza è quella che dico io e voglio vedere tutto quello che succede ai miei ingredienti, della mia ricetta, nella mia cucina!
Ecco! Finalmente respiro...che liberazione!

22 novembre 2010

Bruschette d'autunno

Io adoro le bruschette e adoro inventarne di nuove. Sperimentare e sfruttare i prodotti di stagione, per rendere ogni bruschetta unica e...climaticamente corretta! Se d'estate mi piace azzardare con le melanzane, d'autunno sono d'obbligo i funghi, e se per caso, come oggi, non mi va di uscire, allora le patate mi verranno in aiuto!
Ho tutte le intenzioni di bollire le patate con la buccia e cucinarle al dente. Fatto questo, le sbuccerò e le taglierò a tocchetti. In una padella faro' rosolare dell'olio extravergine con il rosmarino di Stefania (non e' una varietà' speciale di rosmarino, e' una mia amica con la campagna che mi regala le erbe aromatiche...e non pensate a male!!), e poca cipolla a fette regolari, 'si da poterle eliminare, altrimenti mio marito chiede il divorzio in quattro e quattro otto! Non credo che le abbrustolirò troppo, anzi, vorrei che venissero vellutate, e pestarne qualcuna mi aiuterà nell'intento. Fatto a fette il pane, lo abbrustolirò, ma solo subito prima di andare a tavola, le patate saranno calde e avrò da un po' tolto il provolone piccante di ottima qualità dal frigo. Al momento giusto prenderò un bel piatto grande, vi adagerò sopra il pane, con dolcezza spargerò le patate sulle bruschette, completerò con qualche foglia di rosmarino, sempre di Stefania, e finirò con delle scaglie di provolone piccante. Ho usato il futuro, ma in realtà avrei dovuto usare il condizionale, perché oggi con questa pioggia e i bimbi a casa, m son fatta prendere un po' dalla pigrizia!!!

In realtà, dopo aver finito di scrivere,il senso del dovere ha avuto la meglio e le bruschette le ho fatte e ce le siamo pappate, perchè erano davvero buonissime, anche se le patate non le ho fatte vellutate come mi ero ripromessa ( e ve lo avevo detto che ero pigrissima stamattina)! La prossima sperimentazione prevede funghi cardoncelli saltati in padella velocemente con olio extravergine di oliva, aglio e prezzemolo e per guarnire, gorgonzola a tocchetti. A voler osare opterei anche per carciofi a fette sottili saltati in padella esattamente come i funghi di cui sopra, per finire con scaglie di parmigiano e noci. E a voler osare, solo gorgonzola, miele di castagno e pinoli. E se avete un guizzo di improvvisazione, radicchio rosso grigliato e condito con olio extravergine di oliva, poco aceto balsamico e parmigiano a scaglie, e anche qui un po' di miele, ci starebbe benissimo!

16 novembre 2010

Apple pie? Domani, grazie!

E' arrivato il momento di fare una apple pie, ma non oggi. Oggi non posso! Per rispetto di quel santo che mi sono sposata. Per rispetto di quel santo che oggi, come l'atro ieri, deve digiunare. Deve digiunare per scoprire se il lattosio gli è nemico, gli ha dichiarato guerra e la vuole pure vincere. E allora, poiché per stanare il nemico, o il sospetto nemico, il marito ha da soffiare in una specie di piccolo computer che gli conta le cose, (quali cose non so!), e per farlo non deve mangiare farinacei, pasta, riso, patate, frutta, verdura e legumi, ma solo prosciutto crudo, carne e pesce, senza olio, senza sughi, senza niente, allora oggi, la apple pie non la posso fare. Perché lui, davanti ad una apple pie, farebbe questo: la guarderebbe, ne taglierebbe un pezzo e distrattamente se lo mangerebbe, distrattamente, ma con molto gusto, e poi distrattamente un altro, e poi un altro, così fino alla fine.
E allora, no! La apple pie oggi non la farò, ma domani...

08 novembre 2010

Les jours tristes

Arrivano. I giorni tristi arrivano, e quando non puoi far niente, ma solo convivere con il dolore e la tristezza, i rimpianti e i ricordi, non c'è nulla da fare. Continui a fare la lavatrice e stendere il bucato. Ma poi ti siedi ad un sedia e la cosa migliore da fare è bersi una tazza di latte e caffè. Ripensando a come lui la beveva con gusto. A lui il latte piaceva caldo e bianco, con i pezzi di pane dentro. E lo zucchero, di cui era ghiottissimo. La zuppa del latte, è uno dei ricordi che ho sin da bambina. La zuppa del latte era un momento per farsi del bene, per mangiare una cosa golosa, e fermarsi a fine giornata. L'ultimo regalo goloso prima di andare a letto.
Mio nonno non c'è più, mio nonno Onofrio non c'è più. Se ne è andato.
Mio Nonno Onofrio era una persona buona, giusta, brava, generosa e onesta. Era affettuoso come solo i nonni sanno essere. E seppur abbia passato la sua vita lavorare nei posti più lontani ed impervi, nei deserti e nei paesi in guerra, non se ne è mai lamentato. Con orgoglio lavorarava onestamente per la sua famiglia. Era capo operaio mio nonno. Rispettato da tutti a cominciare dai suoi superiori. Inflessibile, come solo i giusti sanno essere. E poi aggiustava tutto mio nonno. Se qualcosa si rompeva, lui la sapeva aggiustare benissimo. Aveva una scatola piena di viti, chiodi e attrezzi e quando la apriva per aggiustare qualcosa mi sedevo a guardarlo e a guardare quanto fosse bravo a fare le cose.
Ora non c'è più, ed a me non rimane che andare fiera del mio nonnino. Mi rimangono i suoi ricordi bellissimi e dolci. Il suo esempio ed il suo amore immenso. Ti accarezzo, nonno. Ti accarezzo per sempre.
Ivana

24 ottobre 2010

I miei ossequi, Monsieur le Ragout!

E come si fa a presentarsi ad un ragout senza i dovuti ossequi?! E' impossibile! E' uno dei piatti più importanti al mondo, bisogna portagli rispetto, ma senza alcun timor reverentialis, intendiamoci. Il ragout non è un sovrano assoluto ('chè a noi, quelli, non ci piacciono!!), ma un primus inter pares, e però necessita di alcuni riguardi. Non bisogna inibirsi innanzi alla Sua grandezza, ma inorgoglirsi e dare il meglio di sè. Rispettando le regole del galateo, che, in questo caso, è un galateo culinario. Bisogna saper aspettare, cedere il passo, rispettare tutti i passaggi.
Prima di tutto, sia che si tratti di ragout alla bolognese, che di ragout alla barese, abbiamo bisogno dell'oro liquido: l'olio extravergine di oliva (il primo che pronuncia la parola burro, verrà immediatamente defenestrato!), e poi il soffritto: cipolla, carota, sedano e foglia di alloro. Una volta fatto prendere il dovuto calore al suddetto quartetto, si versa la carne, così, senza ripensamenti. Tritata se si parla un dotto bolognese, o in pezzi e leggermente infarinata, se si tratta di barese d.o.c..
E a fuoco vivace farla sfrigolare, far indorare ogni millimetro del prezioso (e un po' selvaggio, vero Jsf?) bottino.
Una volta dorata, le si deve offrire da bere. E non mi venite a dire che offrireste al miglior commensale del mondo (che però, sia pur invitato a tavola, giace nel piatto!) un vino da supermercato!! Non sia mai! Il miglior vino che avete in casa dovrete stappare! E offrirne un calice alla pentola che da asilo all'ospite! La fiamma vivace farà evaporare immediatamente l'alcool, ma voi pazientemente aspetterete che si sia consumato per bene.
E poi passerete ad un elegante manto rosso. Quello vellutato della salsa, che ricorderà i fasti di Pompei. Un po' d'acqua,e un fuoco leggero, serviranno per consentire al tempo di passare senza danno, e alla carne di cuocere senza scanto (spavento!).
Seppur innanzi ad un ospite di tale levatura, la cucchiara di legno dovrà fare il suo, e frapporsi fra la pentola ed il coperchio, pronta a rimestare, quando sarà necessario, come una guardia, che protegga il regal (ma sempre primus inter pares, sia chiaro!) ospite!
E poi l'attesa, lunga, ma necessaria.
Infine, il tripudio.

18 ottobre 2010

Distrazioni


Sono distratta, aspetto, aspetto, e per questo passo poco da queste parti, ma di fotine da postare ce ne sarebbero!
Per esempio questa: ieri abbiamo fatto i panini da hamburger, per cercare di allettare la fame dei miei piccoli conviventi, ma con risultato migliorabile, nel senso che Svevina si è pappata tutto con gusto (datele pane e carne e non smette più di mangiare!) Peppino ha divorato i panini, ma vuoti, degli hamburger neanche l'odore!
L'attesa è lunga (non di bambino si tratta, tranquilli) e mi sfilaccia piano piano! La mente va, ma poi si ferma e torna indietro, poi va di nuovo e qualche volta la lascio andare! Mentre io aspetto, voi fate i panini!

La ricetta è di Linda Collister ed è buonissima:
per 18 panini occorrono

650 g di farina bianca per pane
1 cucchiaio di sale
2 cucchiaini di zuccheri di canna
50 g di burro a cubetti
15 g di lievito fresco
400ml di latte tiepido
1 uovo grande sbattuto
semi di sesamo e papavero

La lievitazione è doppia, prima si fa lievitare l'impasto in una ciotola per un'oretta o fino a quando non raddoppia di volume, poi si formano i panini e si lasciano lievitare nella teglia per 45', prima di infornarli a 230° per 5' per poi abbassare la temperatura a 200' per altri 5/10'.